Si fa pesante la classifica del Pergo dopo la prestazione poco convincente di oggi. La squadra si sveglia dal torpore dopo la tripletta aretina e nel finale c'è pure l'espulsione di Ghidotti, che sarà quindi assente nel derby, insieme a Cazzola, alla quarta ammonizione.
Arezzo – Pergocrema 3-1
Reti: 3’ pt Coppola, 18’ pt Maniero, 25’ st Toni, 29’ st Le Noci (rigore)
Arezzo: Mazzoni, Music, Sereni, Terra, Venitucci (41’ st Visone), Figliomeni, Togni, Coppola (35’ st Miglietta), Maniero (44’ st Erpen), De Oliveira, Fofana. All. Semplici. A disp.: Giusti, Bazzoffia, Essabr, Poli.
Pergocrema: Manzoni, Ghidotti, Di Bella, Cazzola, Rossi, Federici, Marconi, Uliano (22’ st Galli), Florean (1’ st Tarallo), Le Noci, Degano (39’ pt Storm). All. Rastelli. A disp.: Colombi, Bonfanti, Brambilla, Guerci.
Arbitro: Ruini di Reggio Emilia (Savelli di Pesaro, Zucca di Carbonia).
Note: Pomeriggio con sole, temperatura gradevole, campo in ottime condizioni. Spettatori 1974 (di cui 1197 abbonati) per un incasso lordo, compresa quota abbonati, di € 15.302. Presenti 33 cannibali. Toni, Cazzola, Rossi. Espulso al 42’ st Ghidotti per proteste.. Angoli 8 a 2 per il Pergo. Recupero: 1’ + 4’.
AREZZO. – Finzione o realtà? Arezzo val bene una gita turistica, tra chiese e pievi gotico-rinascimentali di affascinante bellezza. Il tour nel centro storico inizia quando ancora il sole è tiepido e il mercatino dell’antiquariato scopre le prime bancarelle. La prima visita, alla SS. Annunziata, rapisce la curiosità. Il manifesto esposto sul portale della chiesa recita testualmente: “Annunciazione di Spinello Aretino”. Alla guisa del sangue di san Gennaro, l’officiante estasiato annuncerà il miracolo della rollata dopo il primo tiro davanti a fedeli figli dei fiori? Pur non fedele e neppure figlio dei fiori, intrigati, entriamo. C’è odore di incenso e di candele, e l’Annunciazione è un affresco del pittore ”Spinello Aretino”. D'accordo, pur sempre di Maria si tratta, però della Beata Vergine, non dell’altra. Si prosegue nell'escursione sino all’ora di pranzo. Poi, veloci allo stadio, dove invece rullano i tamburi (metafora) aretini dopo il primo tiro (fuor di metafora) nella porta di Manzoni. Sono trascorsi tre minuti e la partita sembra già segnata.
Vorremmo sinceramente avere i polpastrelli meno irritati per edulcorare in qualche modo la sconfitta odierna. Ci sono, intensamente belle, vittorie sofferte. Quella di Arezzo è stata una sconfitta tremendamente sofferta perché dopo meno di 20’ la formazione granata era già al raddoppio ed il Pergo sembrava un’entità astratta dal contesto della gara. Passivo e insofferente dinnanzi all’incalzare offensivo avversario. Una situazione che avremmo voluto finta, ed invece era vera, reale, terribilmente reale, con manifestazione d'impotenza. E’ un Pergo nella pratica risultato debole, soprattutto come consapevolezza collettiva, rispetto alla teoria. Sicuramente il gol flash dei toscani ha complicato progetti tattici e aspettative, ma con una reazione convinta non avrebbe probabilmente compromesso il match. Tuttavia, dopo pochi minuti, si capisce subito di che luna sia l’incontro, con l’Arezzo che gioca in scioltezza, coi gregari ispirati non solo nella corsa, e con tutti i suoi giocatori che interpretano la partita con una grande voglia di esserci e di farsi sentire. Lucido e quasi esaltante l’Arezzo, che dopo la tripletta a metà ripresa ha quasi irriso i gialloblù nei fraseggi a centrocampo. Confuso e depresso il Pergo, che addirittura ha terminato l’incontro in inferiorità numerica per l’espulsione di Ghidotti (annullato il suo terzo gol della carriera per un fuorigioco che, rivisto poi in Tv, era invece inesistente), il quale sarà assente domenica prossima nel derby, insieme a Cazzola (quarta ammonizione).
Vedere l’Arezzo così forte è stata forse una sorpresa. Bisogna ora capire quanto possa aver contribuito il Pergo ad esaltare le qualità degli avversari. La formazione cremasca non ha saputo riorganizzarsi dopo la scoppola iniziale. Punta nell’orgoglio, ha reagito d’impeto, non con razionalità, ed ha versato ulteriore dazio. L’Arezzo, in verità, è squadra solida, ma è andato a fiammate e le fiammate, oggi, purtroppo arrivano a bruciare.
La situazione di classifica, adesso, si aggrava. Per questo motivo non bisogna drammatizzare. E’ indispensabile recuperare sul piano del carattere, della semplicità. E’ un momento, anche da parte dei cannibali, di far sentire un supplemento di partecipazione per uscire il prima possibile indenni da questa aggrovigliata condizione. Uno sforzo comune, per l’interesse comune, giacché il gioco, sinora, è sempre stato apprezzato. Ciò significa che le basi sono solide e da questa certezza si può ripartire per recuperare coscienza dei propri mezzi e posizioni di classifica. Sicuramente il derby di domenica prossima giunge in una fase poco favorevole, ma siamo convinti che dalle avversità si possa dimostrare il temperamento di una squadra che ha raccolto assai meno di quanto seminato.
Intanto, prendiamo coscienza della partita odierna. Nel Pergo rientrano Rossi e Marconi, al posto rispettivamente di Bonfanti e Brambilla. Nell’Arezzo manca il bomber Chianese, ed al suo lutto familiare (morte della mamma), è dedicato il primo della partita: di silenzio e, al termine, di un applauso commosso.
Si parte ed il Pergo è già al tappetto. Punizione dalla distanza di Coppola (3’), con pallone che rimbalza davanti a Manzoni e gonfia a stupefatto la rete. Più che Coppola, è una vera ... scoppola. Vanno così in frantumi gli accorgimenti tattici del pre-partita cremasco e quando al 6’ la traversa gialloblù vibra su un’altra conclusione locale, la preoccupazione che qualche ingranaggio non funzioni correttamente è giustificata.
Il Pergo fatica ad entrare in partita, mentre l’Arezzo non fatica ad entrare in area di rigore e raddoppiare. Corre il 17’: Rossi si fa intercettare un disimpegno, la sfera arriva a Maniero e il cielo azzurro che splende sopra la città toscana si tinge di grigio per i cremaschi, blandi nel ritmo e spenti di idee.
L’Arezzo, dicevamo, va a fiammate. Come al 33’: punizione dalla sinistra di Togni e De Oliveira manca di un soffio la tripletta. Finalmente il Pergo si scuote: cross di Marconi dalla fascia destra (35’) che Di Bella, con licenza di varcare la propria metà campo, devia di testa a lato.
Prima del riposo Rastelli opera il primo cambio: entra Storm ed esce Degano. Prima dell’inizio della ripresa, altra scossa dalla panchina: Florean rimane negli spogliatoi ed al suo posto entra Tarallo. Al 1’ buona occasione per Marconi, che raccoglie in area un lungo diagonale di Le Noci, ma la conclusione è deviata in corner. E’ comunque un fuoco di paglia, poiché il Pergo fatica a dare continuità alla manovra offensiva. Al 6’, anzi, è ancora l’Arezzo a sfiorare il gol con Maniero, che sul corss proveniente dall’out destro, arriva con leggero ritardo all’appuntamento con il pallone. Non arriva neppure Manzoni, al 25’, sulla punizione dal limite dell’area concessa per fallo di Ghidotti: l’esecuzione di Togni è perfetta e per il portiere ospite questa volta non ci sono responsabilità.
Adesso è buio pesto. Anzi no. Si ravviva una fiammella al 29’, quando per un fallo di mano in area granata, l’arbitro assegna un calcio di rigore che Le Noci trasforma. Sui piedi del capitano cremasco, al 35’, arriva anche l’occasione per l’ulteriore vampata: lungo lancio in diagonale di Galli, che libera il bomber davanti a Mazzoni: tiro sopra la traversa. Al 42’ Ghidotti, in mischia su corner, in acrobazia riduce ulteriormente le distanze, ma su segnalazione del guardalinee, Ruini annulla per fuorigioco. Le proteste sono impetuose e Ghidotti ne fa le spese con il cartellino rosso, seguito immediatamente negli spogliatoi dal presidente Bergamelli, anch’egli alterato per la decisione arbitrale. Nel dopo partita arriva la sentenza televisiva: il gol era regolare, sicché oltre al danno, il Pergo si porta a casa anche la beffa.
Pur non risplendendo, alla fine la squadra cremasca avrebbe pure avuto l’opportunità di ottenere il miracolo. Questione di precisione (Le Noci) e di fatale errore arbitrale (Ghidotti), con un finale poi che sarebbe stato meno rassegnato. Però, onestamente, rispetto alle precedenti prestazioni, c’è poco di cui rammaricarsi.
lunedì 23 novembre 2009
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